Naso (Motus-E): “Quota 50 mila punti di ricarica entro il 2023”

di Vincenzo Conte

Francesco Naso, Segretario Generale di Motus-E, in questa intervista parla delle prospettive di crescita della rete di ricarica, della situazione fiscale, della guida sviluppata ad hoc per favorire l’elettrificazione delle flotte aziendali e di molto altro

Ing. Naso, il primo approfondimento che vogliamo affrontare insieme a lei riguarda la consistenza della rete italiana di punti di ricarica per veicoli elettrici. Quali sono i dati più recenti e quale livello potremmo raggiungere entro la fine dell’anno?

“La rete è cresciuta tantissimo: abbiamo una crescita consolidata sugli ultimi quattro anni nell’ordine del 400%. Gli ultimi due trimestri sono quelli in cui è cresciuta di più. Un’altra notizia positiva è che stanno crescendo più velocemente i punti di ricarica ad alta potenza, che abilitano i viaggi interurbani. Ormai siamo sopra i 45.000 punti di ricarica ad accesso pubblico installati e credo che possiamo superare i 50.000 entro la fine dell’anno in maniera abbastanza agevole. Tra questi 45.000 punti, più del 70% sono punti a bassa potenza. Ma è giusto ricordare che i punti di ricarica sopra i 50 kilowatt oggi stanno crescendo in maniera molto più veloce e che in generale tutti i livelli di potenza sono utili per andare incontro alle diverse esigenze degli automobilisti, per i quali può essere comodo anche lasciare l’auto in ricarica mentre si fa altro, ad esempio mentre si è al lavoro, si va al cinema o si fa la spesa. La spinta del PNRR, dal canto suo, sarà importante per le ricariche a più alta potenza, ovvero dai 90 kilowatt in su. Mi piacerebbe inoltre sottolineare che, al di là della rete di ricarica ad accesso pubblico, riveste un’importanza fondamentale anche la ricarica privata domestica e aziendale. Quindi se da una parte la ricarica pubblica abilita il mercato dei veicoli elettrici perché tranquillizza il privato di poter caricare anche sul suolo pubblico e chi non ha la possibilità di ricaricare in privato di avere comunque una soluzione di ricarica, c’è da specificare che la ricarica privata riveste un ruolo fondamentale per la crescita della mobilità elettrica”.

A conferma dell’importanza della mobilità aziendale per la diffusione delle auto elettriche si aggiunge anche il fatto che Motus-E abbia realizzato una guida dedicata all’elettrificazione delle flotte aziendali. Ce ne vuole parlare?

Per le imprese, non tanto per quelle più grandi che hanno risorse interne che permettono di prendere decisioni in maniera più consapevole, ma soprattutto per piccole e medie imprese, è complicato affrontare tutti i temi che l’elettrificazione della flotta si porta dietro: dai tagli fiscali alla ricarica in azienda, agli aumenti di potenza necessari per installare la colonnina di ricarica, al trattamento della ricarica fatta ad uso promiscuo, ecc. Tutte queste cose le abbiamo condensate all’interno di una guida per aiutare i fleet manager a cominciare effettivamente ad elettrificare, cogliendo i potenziali vantaggi che questo processo porta. A corredo delle informazioni che riguardano ad esempio il Cost of Ownership delle auto elettriche, abbiamo voluto raccogliere delle storie di piccole e medie imprese con flotte che non superano le 50 unità e stanno già elettrificando il proprio parco veicoli. Queste esperienze sono molto interessanti e credo che per i fleet manager possa essere molto utile confrontarsi con queste storie”

Quali sono le performance del canale delle flotte del noleggio a lungo termine sul mercato delle auto elettriche e come vi aspettate che si evolva questo canale nei prossimi anni?

“Noi crediamo che il canale noleggio sia fondamentale, perché alimenta gran parte delle flotte aziendali. Se si riesce a fare un intervento importante sulla fiscalità delle flotte aziendali, tema su cui stiamo lavorando a una proposta congiunta con Aniasa per la modifica del trattamento di deducibilità (NDR. vedi articolo a pagina 18 e 19), si può avere un aumento sostanziale delle immatricolazioni. Questo ovviamente è positivo perché le flotte aziendali fanno tanti chilometri e quindi è meglio avere delle auto a zero emissioni in questo ambito, ma diventa decisivo anche perché nel giro di 3-4 anni queste auto possono finire nel canale dell’usato e quindi essere acquistate anche da fasce di popolazione che non si possono permettere il nuovo”.

Si parla spesso del gap che separa in termini di performance i principali mercati europei dal mercato italiano per ciò che riguarda la penetrazione dell’auto elettrica. Cosa si può fare perché questo gap venga colmato e resti colmato definitivamente?

“Senza dubbio gli altri grandi mercati europei si avvantaggiano di misure relative alle flotte aziendali che in Italia non sono previste. All’estero ci sono trattamenti fiscali per le flotte aziendali che sono decisamente molto più favorevoli rispetto all’Italia. Il trattamento incentivante in Italia, poi, è stato un po’ ballerino. Ad esempio al dicembre 2021 era stato annunciato un cambio degli incentivi che non sono usciti prima di fine maggio del 2022. Questo ovviamente ha alterato il mercato. Si metta nei panni di una persona che deve scegliere se acquistare o meno un’auto elettrica e gli si dice che gli incentivi cambieranno, probabilmente in meglio… di sicuro sceglierà di aspettare rimandando la decisione di acquisto di un bene durevole come un autoveicolo. Innanzitutto, quindi, serve chiarezza e cioè che gli incentivi siano definiti per i prossimi 2-3 anni, senza ulteriori ripensamenti o cambi di strategia. L’Italia sconta un approccio piuttosto conservativo nei confronti di una nuova tecnologia, come si è già visto, ad esempio, con gli smartphone. In Europa eravamo quelli che compravano meno smartphone, mentre oggi l’Italia è quella che spende di più in smartphone in Europa. L’Italia non è refrattaria alle nuove tecnologie, semplicemente ha dei tempi di adozione più lenti: siamo convinti che vedremo un cambio di paradigma nel giro di qualche anno”.