Gli italiani credono fortemente nell’impatto positivo della sharing mobility sulla vivibilità delle città. Ci sono però ancora comportamenti critici da stigmatizzare
L’obiettivo è quello di città con meno traffico e più vivibili; una delle strade per arrivarci è quella della mobilità condivisa. Ma come si comportano su strada gli utenti della mobilità condivisa? Quali sono le violazioni più frequenti che commettono? Lo rivela un’indagine condotta da Freenow, un’app che offre un ampio ventaglio di opzioni di mobilità. I comportamenti più lamentati sono la mancanza di rispetto per il codice della strada (52%) e i parcheggi non autorizzati (44%), ma il 98% crede che la mobilità condivisa contribuisca a rendere le città più vivibili tanto che il 95% è favorevole all’introduzione di sanzioni in caso di comportamento scorretto, che siano multe (25%) o sospensione dell’account (70%).
SPOSTAMENTI FLESSIBILI
La mobilità condivisa è in costante crescita nelle grandi città e sempre più cittadini stanno gradualmente abbandonando l’auto privata a favore di spostamenti flessibili, senza vincoli e sostenibili. Ma a che punto è l’educazione stradale in Italia quando si parla di sharing mobility? Proprio a questo risponde l’indagine Freenow. Il 94% degli intervistati ha dichiarato di aver assistito almeno una volta a comportamenti scorretti nei confronti dei mezzi di micromobilità, tra i quali il più diffuso risulta essere la poca cura dei mezzi in condivisione (68%), seguito dalla mancanza di rispetto per le regole stradali (52%) e dagli episodi di parcheggio selvaggio (44%).
FAVOREVOLI A SANZIONI
Tuttavia, ciò che emerge maggiormente dall’analisi è che gli utenti desiderano fare la propria parte per contribuire al miglioramento del servizio: ben il 74% afferma di segnalare al provider quando un veicolo non è in buono stato a causa di comportamenti illeciti. Inoltre, per limitare una condotta scorretta, il 70% è favorevole all’introduzione di sanzioni come la sospensione o il blocco dell’account, mentre il 25% sostiene che sarebbe buona norma introdurre delle sanzioni a carico degli utilizzatori.
MAGGIORE EDUCAZIONE
“La sharing mobility ha un valore innanzitutto culturale, perché – spiega Umberto Javarone, General Manager di Freenow Italia – si tratta di misurare i benefici di quello che a tutti gli effetti è un bene comune non soltanto dal punto di vista della fruizione del servizio, ma anche da quello ambientale, sociale ed economico. La sfida che ci poniamo è certamente ambiziosa, ma ancor più necessaria: realizzare città con meno traffico, dove i cittadini possano costruire un modello più sostenibile e moderno di fruizione degli spazi urbani”. Ma, come abbiamo detto, non sempre gli utenti trattano al meglio i mezzi che prendono in uso. “Avere cura dei mezzi in condivisione, delle regole e dell’ambiente circostante è di importanza primaria. Gli utenti si sono sempre mostrati molto sensibili al tema, e ascoltando i loro feedback e consigli cerchiamo ogni giorno di migliorare il nostro servizio mettendoci al servizio della comunità”. In questo senso, il 58% dei rispondenti suggerisce di educare maggiormente sui benefici del servizio su come “in condivisione” significhi di tutti. Il 48% si dice favorevole ad un’implementazione di regole più rigide per la micromobilità, e il 41% dichiara che il servizio dovrebbe essere riservato a chi è munito di patente o patentino di guida.
IMPATTO POSITIVO
Infine, proprio sotto il profilo dell’apporto della mobilità condivisa al benessere cittadino, lo studio dimostra come gli italiani credano fortemente nell’impatto positivo della sharing mobility sulla vivibilità delle città: quasi la totalità degli intervistati (98%) infatti, crede che questo tipo di mobilità migliori significativamente la vita urbana, contribuendo a ridurre l’inquinamento (67%), diminuendo il traffico (63%), rendendo gli spostamenti più flessibili (60%) e supportando il sistema di trasporto pubblico (52%).