Il gruppo Volkswagen immagina il futuro e l’evoluzione dell’automotive: “I semafori non saranno più necessari e le auto parcheggeranno da sole“
Concetti emissioni zero e la guida autonoma stanno gradualmente diventando realtà, sia nei contesti urbani che nelle aree extraurbane, creando possibilità inedite.
Secondo Nikolai Ardey, responsabile di Volkswagen Group Innovation, tra 20 o 30 anni il tempo trascorso in auto potrà essere usato per il contatto sociale, l’intrattenimento e il relax. La mobilità avrà un ruolo completamente diverso nella vita quotidiana, con vantaggi sia per l’intera società, sia per le singole persone.
ORIZZONTE 2050
“Nel 2050 le emissioni zero, l’approvvigionamento energetico intelligente, la mobilità connessa e la guida autonoma saranno realtà diffuse e ci sposteremo in vari modi”, spiega Ardey, che poi parla di un mix di micromobilità, robo-taxi, trasporto pubblico e mobilità individuale. I soggetti della mobilità saranno per lo più autonomi e controllati dall’intelligenza artificiale, tanto che un giorno i semafori non saranno più necessari; le auto parcheggeranno da sole in senso verticale, occupando uno spazio minimo.
“Le città diventeranno più tranquille, i parcheggi torneranno ad essere spazi verdi e riacquisteremo la qualità della vita. Questo è lo scenario da cui stiamo partendo per derivare le fasi intermedie degli anni 2030 e 2040“.
LA STRATEGIA “NEW AUTO”
“Le nostre attività di ricerca si concentrano su soluzioni di mobilità sostenibili, connesse, sicure e personalizzate e iniziano con circa otto anni di anticipo rispetto alla loro introduzione sul mercato.
Ciò significa che le innovazioni che potrebbero entrare in produzione nel 2026 o nel 2027 sono già in una fase successiva, quella dello sviluppo”, racconta ancora Ardey, spiegando che ora il focus di Volkswagen Group Innovation è sulla strategia aziendale “NEW AUTO”, che vedrà il Gruppo trasformarsi da produttore di veicoli a fornitore di mobilità basata su software entro il 2030. “In parallelo, stiamo lavorando per rispondere a un’altra domanda: che cosa ci aspetta nei prossimi decenni? In questo caso la ricerca di base è essenziale”.