A Milano l’azienda ha illustrato i risultati della ventesima edizione della storica ricerca dell’Arval Mobility Observatory. Emerge la preoccupazione per l’aumento dei costi di esercizio in un contesto generale di grande incertezza

Il Barometro delle Flotte Aziendali è la tradizionale indagine che approfondisce i principali trend della
mobilità aziendale, realizzato dall’Arval Mobility Observatory, il centro studi di Arval che da vent’anni
analizza e prevede le tendenze di mercato. Quest’anno il Barometro si è focalizzato sul contesto del
mercato attuale, sull’aumento dei costi di esercizio, sulle alimentazioni alternative e sull’importanza della
strategia di ricarica dei veicoli elettrici. I risultati sono stati presentati mercoledì 2 aprile da Carlo
Basadonna, direttore commerciale di Arval Italia e da Massimiliano Abriola, direttore dell’Arval Mobility
Observatory.
AUMENTO DEL TCO
Il contesto attuale di mercato è caratterizzato da un’elevata complessità e da tanta incertezza,
specialmente per quanto riguarda i costi di esercizio. Il TCO (Total Cost of Ownership) dei veicoli aziendali è infatti cresciuto del 28% negli ultimi quattro anni, mettendo in forte difficoltà le aziende in termini di
contenimento dei costi. L’inflazione e i tassi di interesse sono cresciuti in modo rapido, con il prezzo di
acquisto medio di una vettura che si attesta oggi a circa 30.000 euro. Anche il costo dell’energia, in calo nel 2024, ha visto di nuovo una risalita preoccupante nei primi mesi del 2025. La chiave per interpretare al meglio questa situazione è analizzare i dati (come consumi, spostamenti, chilometraggi) e sfruttare la
tecnologia della connettività tra i veicoli. L’approccio “data driven” è sempre più utilizzato dalle aziende e si sta affermando come asset strategico per guidare le scelte aziendali.
ALIMENTAZIONI ALTERNATIVE NELLE FLOTTE
L’attenzione delle aziende verso le alimentazioni alternative (ibrido, plug-in o elettrico) rimane alta. I motivi
sono principalmente dettati dalle esigenze specifiche dell’HR, dalla necessità di rispettare le politiche di CSR (Corporate Social Responsibility) e dalla volontà di anticipare le normative fiscali sulla mobilità. Il 60% del campione intervistato ha confermato di avere già introdotto in flotta alimentazioni alternative, mentre il 19% ha intenzione di farlo nel breve periodo. Rispetto al 2024, è leggermente diminuito l’interesse verso l’ibrido, mentre è rimasto stabile quello verso l’elettrico e il plug-in.
DURATA DELLE BATTERIE
L’auto aziendale è un asset sempre importante per l’azienda ed è quindi importante essere consapevoli del valore residuo, specialmente quando si tratta di un veicolo elettrico. Un interessante studio condotto su un campione europeo ha analizzato circa 8.300 veicoli e ha rilevato come lo stato di funzionamento medio della batteria sia pari mediamente al 93% (rispetto all’inizio dell’uso della vettura) dopo 70.000 km, del 90% dopo 200.000 km e circa 85% dopo 7 anni. Si tratta di dati rassicuranti, che pongono le basi per un allungamento della durata dei contratti a lungo termine, anche fino a 5 o 6 anni, al fine di ridurre il TCO senza influire sulle reali capacità del veicolo.
IMPORTANZA CHARGING STRATEGY
Dallo studio di Arval è emerso come il numero di punti di ricarica pubblici, i punti di ricarica domestici e i
punti di ricarica nelle sedi aziendali siano i tre fattori che più preoccupano quando ci si approccia
all’acquisto dei veicoli elettrici da inserire nelle flotte. Il fattore critico non è tanto la disponibilità dei punti
di ricarica, ma soprattutto l’aspetto legato al costo del kWh e quello dell’attesa. La ricarica rimane quindi il
tema che preoccupa maggiormente e in quest’ottica la charging strategy è lo strumento imprescindibile
delle aziende per bilanciare il TCO e perseguire i propri obiettivi di sostenibilità. Più della metà delle aziende si dice ingaggiata per realizzare infrastrutture di ricarica nelle proprie sedi o per supportare l’installazione delle Wall Box domestiche per i propri dipendenti. Un’operazione difficile da un punto di vista fiscale, ma con un potenziale ritorno per l’azienda nel lungo periodo.