C ’era una volta il fleet manager e la pura gestione del parco auto per le aziende: gestione della manutenzione, approvvigionamento, dati da riportare, e così via. Ma con le crescenti complessità in ambito aziendale, nonché con la necessità di tenere costantemente sotto controllo i costi a seguito delle delicate fasi economiche che hanno contraddistinto gli ultimi anni, la figura del fleet manager si è evoluta radicalmente e ha visto moltiplicarsi i propri campi d’azione e gli ambiti di responsabilità. Una figura che nella fattispecie è diventata sempre più “manager” e meno “fleet”, vale a dire un “manager globale”, capace non soltanto di occuparsi della supervisione della flotta ma anche di presidiare ambiti di competenze più ampi, dall’analisi attenta e approfondita dei costi e della gestione della mobilità aziendale in un’ottica di TCO (Total Cost of Ownership), alla gestione strategica della supply chain dei servizi e della soddisfazione dei driver.
Un manager “globale”
“La figura del fleet manager – spiega Antonella Donati, General Service Associate Consultant presso Lilly – diventa ogni giorno sempre più strategica nell’ambito della gestione della flotta aziendale, e si arricchisce di nuove competenze che vanno ben al di là della mera operatività. Ciò è dovuto in particolare al fatto che, nel corso degli ultimi anni, si è assistito a un vero e proprio cambiamento delle politiche organizzative delle grandi aziende, che per via della crisi hanno razionalizzato il personale e verticalizzato la struttura aziendale verso una gestione globale e di più alto livello. In questo contesto, anche il fleet manager ha dovuto ripensare il proprio ruolo, passando dalla gestione del day-by-day al disegno delle linee strategiche di organizzazione della flotta. Così è diventato uno specialista contabile e finanziario, in grado di gestire importanti voci di budget, ma anche un ‘vendor manager’, capace di guidare trattative a livello strategico con società di noleggio e fornitori. Non da ultimo, il fleet manager ha dovuto dotarsi nel tempo anche di un discreto bagaglio informatico, necessario per effettuare report ed estrazione di dati”.
Maggiori responsabilità
Insomma, la trasversalità interfunzionale che ha assunto questa figura, oggi, ne fa un centro di investimento strategico per l’azienda, anche ai fini delle strategie di Corporate Social Responsibility (CSR). “L’evoluzione professionale del fleet manager – afferma Sarah Tancioni, fleet manager presso Huawei Italia – ha determinato una maggiore consapevolezza delle sue responsabilità tecnico-operative, che sono proprie della gestione della flotta, ma soprattutto a livello di negoziazione/acquisti e di produttività in termini di TCO. Perché è proprio da quest’ultimo aspetto che emerge il cambiamento più profondo relativo a questa figura, diventata manager a tutto tondo e non più semplice administrator o service provider. Non solo: oggi, sempre più frequentemente, il fleet manager si ritrova a ricoprire anche la funzione di buyer. Ma soprattutto, si tratta di un ruolo che sta diventando sempre più proattivo e propositivo ai fini del problem solving all’interno dell’azienda per generare saving e ottimizzare il budget nel rispetto delle policy aziendali”.
A caccia di informazioni
La figura del fleet manager “moderno” vanta quindi nel suo curriculum una grande esperienza, che però dev’essere unita ad una profonda conoscenza del mercato dell’auto e dell’industria del noleggio. È di questo avviso Mario Della Toffola, fleet manager di Sisal, che spiega: “Il fleet manager ha il compito di diventare anche un analizzatore di informazioni sulle abitudini del mercato, sulle tendenze e sulle novità del mondo dell’auto, al fine di orientare al meglio le proprie scelte di car list per le flotte. Lo stesso vale all’interno del perimetro aziendale per cui lavora, cercando di avere il maggior numero di informazioni possibili, anche grazie all’aiuto di piattaforme tecnologiche, sui chilometraggi mensili degli automezzi e sui dati di percorrenza dichiarati dalle note spese, come nel caso del noleggio. Ciò per verificare se i contratti sono rispondenti alle attese nel momento in cui sono stati sottoscritti, al fine di ridurre al minimo il fermo macchina e le penali per esubero chilometrico”.
La voce delle Case…
Il nuovo, strategico ruolo del Fleet Manager è diventato sfaccettato e multiforme. Una visione condivisa anche dagli operatori di Case automobilistiche e imprese di noleggio, che negli ultimi anni hanno moltiplicato la loro offerta di strumenti pensati per agevolare il suo lavoro quotidiano. “Il nostro lavoro come Case automobilistiche – dice Andrea Calcagni, direttore vendite Volkswagen Italia – è quello di supportare il fleet manager nell’offrire soluzioni su misura all’interno della propria azienda. C’è da dire, poi, che mentre in passato le Case auto consideravano le vendite alle aziende spesso come una vendita di secondaria importanza rispetto a un cliente retail, oggi la situazione è profondamente diversa: non c’è più disparità di trattamento e i prodotti disponibili per il mercato delle flotte sono estesissimi. Pensiamo agli allestimenti, alle motorizzazioni oppure alle soluzioni di acquisto, leasing o noleggio. Insomma, il quadro attuale è molto complesso e solo un vero professionista che si dedica al 100% a questo tipo di lavoro può cogliere le sue specificità”. Massimiliano Gardoni, responsabile flotte Mercedes-Benz Italia, ribadisce: “Il mercato delle business car oggi vive una fase di profondo cambiamento alla luce di nuovi valori quali il rispetto dell’ambiente e l’innovazione tecnologica per la sicurezza, ma anche l’infotainment e il contenimento dei consumi. Ed è proprio su questi valori che oggi lavoriamo per costruire l’offerta nel segmento business, attraverso versioni specifiche costruite su misura sulle esigenze dei fleet manager”.
…e quella delle Società di NLT
“In Leasys ci rapportiamo quotidianamente con fleet manager che gestiscono flotte di varia tipologia e dimensione – spiega Ubaldo Della Penna, responsabile commerciale di Leasys – ed è evidente che oggi il fleet manager è la figura di riferimento per tutti gli aspetti legati alle esigenze di mobilità dell’azienda, dei suoi dipendenti e collaboratori. Innovazione e tecnologia sono elementi sempre più strategici sia per chi deve gestire le grandi flotte, sia per coloro che non sono ‘specialisti’ e per i quali la gestione dei veicoli è solo una parte della propria attività e che, dunque, traggono un grande beneficio dai supporti gestionali innovativi e dalla possibilità di accedere a dati interpretabili su flotta e driver”. Di pari passo con l’evoluzione della figura del fleet manager, si diversifica anche il mercato, che chiede ai noleggiatori di trasformarsi in veri e propri “Mobility Hub”. “Diventare un Mobility Hub – conclude Gavin Eagle, direttore commerciale di LeasePlan Italia – vuol dire diventare un interlocutore unico per tutte le esigenze di mobilità di clienti e prospects, con l’intento di semplificare la vita dei fleet manager che possono così investire il proprio tempo in altre attività core business per la propria azienda, delegando in fiducia e sicurezza la gestione della mobilità”.
Noleggio e mobilità condivisa, ecco come si evolverà il mercato
Il numero di auto utilizzate in Europa per i servizi di car sharing registrerà una crescita nei prossimi anni, arrivando nel 2020 alle 450.00 unità. Anche il numero di auto utilizzate per i servizi di noleggio a lungo termine in Europa continuerà a crescere, toccando quota 31 milioni di veicoli nel 2020. Inoltre, una crescita interesserà pure il mercato europeo del noleggio a breve termine, il cui “parco veicoli” sarà di 5,4 milioni di unità nel 2020. Queste previsioni derivano dallo studio “2015 Outlook for the Global Automotive Industry” condotto dalla società di consulenza americana Frost & Sullivan. Secondo questo studio, la crescita del settore del noleggio veicoli e delle nuove forme di mobilità condivisa, come il car sharing, sarà trainata in larga parte dal maggior utilizzo di queste formule nel comparto delle flotte aziendali e, in particolare, dal loro utilizzo integrato, secondo un approccio che corrisponde a necessità di soluzioni sempre più flessibili ed efficienti. Soprattutto, però, la crescita dei volumi nei tre segmenti sopra citati è indice di un cambiamento di paradigma nel modo di concepire l’automobile, che nei prossimi anni si orienterà sempre di più verso modalità di utilizzo “pay per use” più funzionali e convenienti, sia per quanto riguarda il mercato dei privati sia per quello delle aziende.