Il “Fleet Industry Manifesto” è nato su iniziativa di Fleet News, una delle più autorevoli testate di informazione sul mondo delle auto aziendali, grazie al contributo di esperti fleet manager appartenenti alla ACFO (Association of Car Fleet Operators) e alla BVRLA (British Vehicle Rental and Leasing Association). Il documento, che è stato consegnato lo scorso dicembre al Ministro dei trasporti inglese, fornisce importanti consigli sulle metriche di efficienza che il futuro governo del Regno Unito potrebbe tenere in considerazione per una valida gestione del settore della mobilità sotto più punti di vista (ambientale, amministrativo, fiscale e della sicurezza). Come ha sottolineato John Pryor, presidente di ACFO, “l’intento di questo Manifesto è di generare discussioni produttive su un comparto, quello delle auto aziendali, che è fondamentale per la nostra nazione e che contribuisce alle entrate dello Stato per milioni di sterline”. L’associazione dei fleet manager inglesi ACFO (Association of Car Fleet Operators) ha presentato il “Fleet Industry Manifesto”: un documento che evidenzia le buone pratiche di gestione della flotta e invita il futuro governo ad affrontare importanti questioni che riguardano la mobilità pubblica e aziendale. É un progetto nato per aprire un ampio dibattito sul settore e da cui si potrebbero trarre spunti di riflessione anche sulla mobilità italiana.Il documento ovviamente parla della situazione inglese, ma fornisce esempi interessanti che si prestano per riflettere sulle problematiche legata alla mobilità a livello più generale.
Registrazioni con meno burocrazia
Molti sono i punti discussi nel Manifesto: dalla burocrazia agli aspetti fiscali, dalla mobilità intelligente alla sicurezza e alle infrastrutture. Sul fronte burocratico, ad esempio, si chiede una “dematerializzazione” di documenti e servizi di certificazione da parte degli Enti che gestiscono le registrazioni di veicoli: in pratica più documenti elettronici e meno carta, con l’obiettivo di semplificare i procedimenti e ridurre i costi. Accanto a ciò, si auspica anche una semplificazione delle procedure che riguardano il pagamento delle multe per divieto di sosta e i relativi ricorsi. Sul fronte infrastrutturale, invece, tra le varie proposte risulterebbe necessario un ampliamento delle strutture per svolgere test drive e prove su strade di furgoni e veicoli commerciali.
Un fisco più equo e sostenibile
Grande attenzione viene dedicata poi al tema della fiscalità ambientale applicata alle auto aziendali, proponendo di “incentivare un regime di sostegno a favore delle auto ecologiche all’interno delle flotte, poiché l’utilizzo lavorativo dell’auto costituisce un’importante fetta delle percorrenze nel Regno Unito”. Il concetto, in sostanza, è di armonizzare la fiscalità sulla base delle emissioni dei veicoli, in una sorta di applicazione del principio “chi inquina paga” che, di fatto, è già in vigore nel Regno Unito da svariati anni. Le auto ecologiche però, dato il loro costo maggiore rispetto ai veicoli alimentati con i carburanti tradizionali, dovrebbero avere ulteriori esenzioni, come ad esempio la possibilità di “usufruire della deduzione integrale dei costi al 100% per il primo anno di possesso del veicolo, sia esso di proprietà o in leasing”. Questa agevolazione era in vigore fino al 2013, ma poi è stata abolita dal governo inglese e mantenuta solo per le flotte con veicoli in proprietà. Ciò che si chiede, pertanto, è anche una tassazione equa e non discriminatoria verso il settore del noleggio.
Road pricing
Un altro spunto di riflessione interessante è la proposta di rivedere il cosiddetto “road pricing”, ovvero il sistema di tariffazione stradale per l’accesso a determinate aree della città, allo scopo di alleggerire il traffico nei grandi centri urbani e raccogliere fondi da utilizzare per interventi di miglioramento della circolazione urbana. Attualmente a Londra, per esempio, è da tempo in vigore la tipologia di pedaggio urbano denominata “congestion charge”, che impone un pedaggio a tutte le auto, indipendentemente dalla loro tipologia (e quindi anche dalle loro emissioni). Il suggerimento è quello di proporre una tariffa “a consumo” per gli spostamenti anche sulla base del tipo di strada e della fascia oraria, che potrà essere ad esempio più onerosa nei momenti di punta per garantire un miglior diritto alla mobilità. Ma soprattutto, bisognerebbe imporre pedaggi differenti a seconda del tipo di veicoli e applicare tariffe minori per chi viaggia con un’auto ecologica. Secondo il Manifesto, infatti, l’esigenza primaria del road pricing dovrebbe essere quella di ridurre l’inquinamento e sensibilizzare all’acquisto di vetture green.
Coltivare la mobilità intelligente
Tra i temi sotto i riflettori del Manifesto c’è anche quello della smart mobility, definita come un nuovo modo di concepire la mobilità per rispondere, grazie al fondamentale apporto della tecnologia, alle esigenze di trasporto di persone e merci in maniera efficace, sicura e sostenibile. In particolare, viene sottolineata l’importanza della telematica applicata alle flotte, che garantisce una sempre maggior integrazione tra le infrastrutture, le persone e i veicoli. Pensiamo per esempio ad alcuni dispositivi, come le “black box”, che sono in grado di rilevare dati sull’impiego di una vettura. La disponibilità di questi dati permette di gestire in modo più preciso i rischi, di ottimizzare i costi assicurativi, di orientare le scelte della Car Policy e di migliorare la sicurezza di chi utilizza l’auto per gli spostamenti lavorativi. Tuttavia, si registra ancora una scarsa propensione ad adottare questi dispositivi che è imputata in gran parte alle resistenze dei driver per motivi di privacy. Per superare questa diffidenza sarebbe opportuno sensibilizzare i driver nel considerare la telematica come un supporto alla corretta gestione del veicolo, e non come uno strumento di controllo. Ciò non toglie, secondo gli autori del documento, che bisogna rafforzare il ruolo dell’autorità per la protezione dei dati, al fine di tutelarli da minacce informatiche che potrebbero minare la loro riservatezza, integrità e disponibilità.
Infine, si aggiunge nel Manifesto, lo sviluppo della tecnologia è di vitale importanza anche perché ha reso possibile negli ultimi anni una nuova generazione di servizi – su tutti il car sharing – che sono in grado di offrire una mobilità conveniente e più pulita dal punto di vista ambientale. Per diffondere questo tipo di mobilità, si legge, “bisognerebbe integrare le piattaforme tecnologiche per la prenotazione di auto a noleggio con quelle del trasporto pubblico, rendendoli interoperabili. Bisognerebbe inoltre incoraggiare un maggior utilizzo dei servizi di corporate car sharing, che hanno il beneficio di abbattere i costi di trasporto, inquinare di meno, limitare il congestionamento del traffico e l’utilizzo dell’auto privata”.
Sicurezza, prima di tutto
Altro argomento discusso nel Manifesto è quello della sicurezza, che deve essere considerata come un parametro fondamentale di scelta al momento in cui si acquista o si noleggio un’auto. In particolare, nel documento ci si sofferma sulla sicurezza stradale legata agli spostamenti sul lavoro: un problema cruciale nel Regno Unito, dato che secondo un rapporto del governo inglese si stima che solo nel 2013 gli incidenti stradali sul lavoro abbiano costituito un terzo di tutti gli incidenti su strada. Anche in Italia si tratta di un fenomeno negativo che trova conferma anno dopo anno, dato che la prima causa di morte sul lavoro è data proprio dagli incidenti stradali. In relazione a questo quadro, decisamente preoccupante, il Manifesto chiede sia un confronto serio e congiunto tra le Istituzioni preposte a garantire una mobilità sicura e le aziende pubbliche e private, sia di introdurre degli “Orientamenti annuali sulla sicurezza stradale”: ovvero un quadro generale nel cui ambito possano essere avviate azioni concrete come la sensibilizzazione all’educazione stradale, la formazione continua dei driver nei corsi di guida, il miglioramento delle infrastrutture e della sicurezza nei veicoli. “Senza dimenticare che la responsabilità delle ottimali condizioni di sicurezza di un veicolo – si aggiunge nel documento – passa anche dal fleet manager, il quale deve minimizzare i rischi degli incidenti effettuando opportune e costanti ispezioni delle auto dei dipendenti”.
Le infrastrutture stradali
Infine, l’ultimo argomento trattato nel Fleet Industry Manifesto è quello legato alle infrastrutture stradali, dove si evidenza la necessità di maggiori investimenti a lungo termine per far sì che le strade siano sicure. A questo proposito, le agenzie per le infrastrutture stradali dovrebbero elaborare un piano di viabilità strategico per assicurare un maggiore coordinamento tra le proprie attività e quelle delle autorità regionali. Secondo la House of Commons britannica, soltanto il 30% dei cittadini inglesi si ritiene soddisfatto dell’attuale sistema viario. Tale malcontento è dovuto in particolare al fatto che ci sono troppe differenze territoriali, in termini di pianificazione e di finanziamenti, nella gestione e nella progettazione del tessuto stradale tra i vari enti locali. A questo scopo il Manifesto chiede al governo di fornire consulenza e assistenza per cercare di eliminare queste differenze, suggerendo la creazione di un “Centro per il monitoraggio delle strade” per attuare standard minimi di regolamentazione per tutte le strade inglesi. Tra le attività di competenza del Centro, dovrebbero esserci la manutenzione stradale e la tutela delle segnaletiche, così come la diffusione di una cultura della sicurezza all’interno della pubblica amministrazione e tra gli operatori del settore.