In un panorama caratterizzato da una grave ritardo nella disponibilità e nelle consegne di auto nuove, il parco circolante invecchia e l’Italia si avvia sulla strada di una motorizzazione “cubana”…

Stiamo attraversando un periodo molto strano: il cortocircuito produttivo e distributivo nel mondo dell’automobile si riflette in modo particolare nel mondo delle flotte. Chiaramente, rispetto all’acquirente privato che cambia auto mediamente ogni dieci anni e che ha urgenze di performance di mobilità ben diverse, il driver di flotte aziendali utilizza la vettura o il veicolo commerciale quotidianamente. Verrebbe da dire che il successo o l’insuccesso della sua attività dipende anche dalla sua mobilità. In un contesto poi con un boost di ripartenza che in alcuni settori economici è impressionante (lavori pubblici, edilizia in generale, farmaceutica, hi tech… e di conseguenza logistica e distribuzione), la richiesta di nuovi veicoli è aumentata. Date le premesse, dal momento che già in tempi normali il tasso di sostituzione del veicolo è doppio rispetto all’utenza privata; ora la richiesta di mezzi nuovi è cresciuta più che proporzionalmente.
CURA DEI BILANCI
Le case automobilistiche per la maggior parte (è una generalizzazione, esistono delle eccezioni) hanno reagito avendo a cura i propri bilanci, per cui , avendo scoperto che tempi dilatati di attesa da parte dell’acquirente o del noleggiatore hanno benefici effetti sulla contrazione dello sconto, si guardano bene dal comprimerli mantenendo di base 4 o 5 mesi ma arrivando a superare l’anno, in casi particolari di modelli molto richiesti, con alimentazione diesel (e qui il sospetto che si tenda a traccheggiare per abbassare la media delle emissioni di CO2 sulle auto vendute sorge …).
NOLEGGIO A LUNGO TERMINE
Il grande ammortizzatore della situazione è diventato il noleggio a lungo termine, stretto tra la mancanza di prodotto nuovo e le pressanti esigenze di mobilità delle aziende. I noleggiatori si sono prodigati in funambolici esercizi armonizzatori per tutto il periodo della pandemia ed anche oltre, ma ormai mostrano la corda (perché ogni corda ha un limite di rottura sotto sollecitazione). La rimodulazione dei contratti, sia in termini di chilometraggio che di durata, ha consentito di superare il 2020 ed il 2021. La promessa della consegna dell’auto nuova ha attutito le lagnanze del 2022 ma ora la situazione si palesa come difficilmente gestibile. Nel frattempo numerosi car makers hanno ben pensato di riconsiderare la propria filosofia distributiva ed assistenziale riducendo e riorganizzando le rispettive reti.
UNA QUESTIONE DI COSTI
Anche i noleggiatori hanno dovuto tenere a bada i propri costi. Quindi in una realtà di flotte incamminata sulla “via cubana” per anzianità ed affidabilità (il paragone è volutamente esagerato, spero si colga l’ironia) le strutture di assistenza latitano, i ricambi non arrivano e tutto diventa più difficile. In questo panorama fleet manager e driver si trovano a doversi dimenare tra reti assistenziali che danno appuntamenti a 60 giorni per i motivi più vari, anche nel caso di anomalie di funzionamento del veicolo tali da mandare in protezione il motore.
UNO SFORZO COMUNE
Con l’aumento di chilometri e anzianità media anche le esigenze manutentive variano e per mantenere alti livelli di efficienza che non compromettano sicurezza in primo luogo e business poi, uno sforzo comune deve delinearsi tra fabbricanti di auto, noleggiatori ed utilizzatori. Forse questi tempi devono far maturare nei fleet manager la consapevolezza che è necessario alzare l’asticella delle aspettative e formulare i criteri di valutazione dei propri fornitori di servizi sulle risposte avute nei momenti difficili, non quando tutto scorre tranquillo ed anche i nani possono mostrarsi come giganti.