Car policy: i consigli delle società di noleggio

di Mino De Rigo

Fino a pochi anni fa, di car policy si sentiva ragionare solo nelle grandi organizzazioni, impegnate nella gestione di flotte molto consistenti. Oggi l’impostazione e lo sviluppo dei processi e delle regole cui s’informa il complesso delle attività centrate sull’assegnazione dei veicoli aziendali riguarda un novero sempre più ampio di imprese; ed è cresciuta di pari passo anche l’importanza del ruolo del fleet manager, al quale non sono più richiesti soltanto compiti di pura e semplice operatività, ma piuttosto un ruolo attivo di cerniera tra le direzioni acquisti e risorse umane, i driver e il fornitore del servizio di noleggio. E pure di guida all’ottimizzazione che, in ultima analisi, significa risparmiare.

Dinamiche da approfondire
“Costruire e rinnovare la car policy – osserva Patrizio Bellini, responsabile top customer di Leasys – una volta definiti il budget, le fasce dei destinatari e la lista vetture in ragione dell’uso, presuppone sia un’approfondita conoscenza del proprio ambito di gestione, dalle dinamiche di dettaglio del parco aziendale alle singole pieghe dei costi di esercizio, sia la cognizione aggiornata dei trend del mercato del noleggio, delle novità tecnologiche e di prodotto”. Per non rischiare, ad esempio, di scegliere modelli di vettura obsoleti, o, piuttosto, di trascurare opzioni utili al miglioramento economico; o, ancora, di trovarsi spiazzati di fronte a oneri extra-contrattuali imprevisti (multe, carburante, danni da fine noleggio e così via), ma il cui impatto poteva essere comunque minimizzato.

Esigenze diverse
“Nella definizione della car policy – spiega Andrea Solari, vicedirettore generale di Arval – convergono spinte ed esigenze di carattere diverso che devono trovare un punto di equilibrio. Non è solo un esercizio basato su elenchi di marchi e modelli, ma un momento di sintesi che coinvolge molteplici aspetti, dal rapporto con le case costruttrici al valore residuo e alla soddisfazione   dei driver, dalle garanzie di sicurezza alla riduzione dell’impatto ambientale e al Tco”, il costo complessivo di gestione cui contribuiscono voci esplicite, come i consumi di carburante, accanto a oneri impliciti, quali i costi di processo legati alla policy. Viene allora da chiedersi quante siano le aziende in grado di procedere, in totale autonomia, secondo percorsi decisionali ottimali, peraltro tra i paletti di un difficile ma obbligato contenimento delle spese. “Si tratta – sostiene Riccardo Loi, business development manager di GE Capital – di far quadrare un’equazione complessa: con una forte attenzione al risparmio e pure agli aspetti di responsabilità sociale, semplificare e rendere più efficiente la politica di gestione elevando ulteriormente, se possibile, il livello di servizio. Le odierne tecnologie di cui si servono i noleggiatori giungono in aiuto del fleet manager sgravandolo dell’operatività spicciola a beneficio di compiti a maggiore valore aggiunto”.
La grande protagonista delle car policy di numerose aziende è oggi la corsa al risparmio, che tra l’altro si inserisce alla tendenza generale al downsizing in atto già da prima della crisi. Crescenti attenzioni dedicano però i gestori di flotte aziendali anche alle tematiche dell’ambiente. Gli operatori del noleggio a lungo termine, grazie alla loro grande esperienza, offrono al dibattito sulla car policy un contributo importante, anche se certamente non esaustivo.
Innovazione tecnologica
L’innovazione ha prodotto car configurator (che indicano prezzi, accessori, emissioni di CO2 e costi degli optional a carico dell’assegnatario per ciascuna vettura), sistemi di quotazione via web e strumenti online di gestione degli ordini e per il monitoraggio della performance della car policy, così da controllare e reagire per tempo. Ciò che nei fatti si traduce nell’opportunità di risparmiare.
“Il maggiore risparmio – afferma Gastone Mariotti, direttore generale di BBVA AutoRenting – passa innanzitutto per un’attenta stesura della car policy integrata e per un’adeguata scelta della company car list, corredata da una griglia ben definita di limiti sulla scelta dei modelli e degli optional. E un contributo fattivo viene anche dalle linee guida in tema di eco-sostenibilità, col downgrading delle motorizzazioni e delle fasce di assegnazione”, che da un lato riducono le emissioni di CO2 e dall’altro i consumi, in linea con la green policy adottata da un numero sempre più ampio di aziende.

Assicurazioni

C’è poi il tema delle tariffe assicurative, rispetto al quale i fleet manager “stanno introducendo in car policy elementi di responsabilizzazione dei driver verso uno stile di guida più attento e consapevole”, così da differenziare i premi (più leggeri per i più virtuosi) e ridurre i costi, pure ricorrendo ad apposite franchigie. Ma un percorso sistematico e sistematizzato verso maggiori economie nel quadro di una progressiva ottimizzazione della policy non può prescindere dall’analisi del Tco: “La stessa – dice Loi – di cui noi noleggiatori ci serviamo per illustrare all’azienda i limiti della gestione corrente e le opportunità legate alla razionalizzazione, aiutandoli a identificare costi diretti e indiretti. Semplificare rappresenta un imperativo comune alle imprese di ogni taglia e profilo; a questo si aggiunge, nel caso delle realtà con presenza multinazionale, la richiesta di un’opportuna armonizzazione, che moltiplichi le economie”.

Consulenze a tutto tondo
Ecco allora emergere, alla luce delle complessità legate allo sviluppo di una car policy ottimale, la strada da perseguire nell’ambito della partnership col fornitore, “che – sottolinea Antonio Colitti, direttore commerciale di ALD – deve assistere l’azienda assumendo un ruolo di consulente a tutto tondo. E’ quanto si aspetta la clientela, per gestire al meglio la propria flotta, ottimizzando i costi e l’utilizzo delle risorse da concentrare sul proprio core business”. E garantendo a quelle stesse aziende che negli ultimi anni, a fronte di una vera e propria analisi economica, hanno scelto di estendere le durate dei contratti in modo da distribuire i costi su un arco temporale più lungo, la possibilità di ragionare non solo sugli oneri diretti ma anche su quelli celati all’interno delle prassi quotidiane: ciò che apre una prospettiva che promette ulteriori sviluppi. “Le imprese – conferma Solari – traggono vantaggio dall’uso di metodologie, tecnologie e strumenti resi disponibili dal noleggiatore e ancor più dal confronto con le esperienze di successo. L’analisi comparativa eseguita su organizzazioni dal profilo e dalla cultura di gestione analoga e con budget ed esigenze operative simili porta dritta l’azienda verso la razionalizzazione dei costi diretti e degli oneri connessi ai processi correlati”. E la cosa migliore è perseguirla confortati da un osservatorio puntuale sui trend del settore automotive e sulle direttrici d’innovazione. “Proprio i costi di processo sembrano rappresentare la nuova frontiera del risparmio: ecco allora le soluzioni con cui l’azienda può ridisegnare i propri flussi operativi, rimodulando al contempo l’organizzazione. Per una scelta che la indirizza verso la completa esternalizzazione”.

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