Bolli, bollini e superbolli

di Sirio Tardella

imageUna approfondita analisi condotta dal Centro Studi Unrae ha evidenziato come per il bollo auto rispetto ad una imposta dovuta pari a circa 6,6 miliardi di euro, l’importo effettivamente incassato fu di 5,6 miliardi.
Tutto fa presumere che con l’acuirsi  della crisi economica la quota di evasione  possa essere aumentata negli anni successivi.
Nell’illustrare i risultati dell’indagine, Gianni Filipponi, allora Direttore Generale dell’Associazione delle Case estere, dichiarava: “ ’Unrae è disponibile a collaborare con le Istituzioni preposte, mettendo a disposizione i dati e le conoscenze acquisite, al fine di un repentino  accertamento e recupero delle imposte presumibilmente evase, sia riferite al bollo auto che quelle, pure rilevanti, inerenti l’assicurazione RC auto. Il tema che ha dominato il dibattito pubblico nel nostro Paese è quello riguardante il rinvio con promessa soppressione del pagamento dell’IMU sull’abitazione principale. Eppure esiste una seconda patrimoniale che le famiglie e le imprese italiane ogni anno versano nelle casse dell’erario: la tassa sul possesso degli autoveicoli e motoveicoli più conosciuta come “bollo”. Il gettito derivato dal solo comparto delle autovetture è pari a una volta e mezza quello dell’IMU sulla prima casa, o almeno dovrebbeTutto ciò nella convinzione che le maggiori entrate potrebbero essere di ausilio ad un recupero del mercato automobilistico italiano, qualora destinate a progetti mirati”.

Gli effetti
La risposta del Governo Berlusconi, prima, e di quello Monti, poi, fu l’introduzione del superbollo sulle auto con elevate potenze. Gli effetti di questa “geniale” manovra sono stati:
• Il crollo delle vendite di auto con potenza superiore a 185 Kw con conseguente minore gettito di Iva, IPT e bollo pari a quasi 100 milioni di euro;
• Il deprezzamento dello stock di usato presso i concessionari, in attesa di essere rivenduto, di circa 200 milioni di euro;
• La massiccia esportazione di vetture soggette al superbollo con conseguente minor gettito derivato da quella sezione di parco;
• La perdita di valore del residuo parco delle auto di quel tipo circolante in Italia stimato in circa un miliardo di euro (oltre 200 mila vetture per una perdita unitaria media di valore di circa 5 mila euro).

I dati
Tornando alla questione dell’evasione del bollo è corretto chiedersi come sia possibile che il possesso di un bene sottoposto a innumerevoli prescrizioni e controlli possa sfuggire all’imposta in misura così elevata. Esistono, infatti, eccellenti banche dati, dove vengono costantemente annotate le informazioni tecniche e commerciali di ogni singola autovettura e dei relativi possessori:
• L’Archivio Nazionale dei Veicoli gestito dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture che per ogni veicolo targato annota tutti i dati contenuti nella carta di circolazione al momento dell’immatricolazione e quelli derivati dalle successive sottomissioni dei veicoli ai controlli di attitudine alla circolazione (revisioni, cambi d’uso, ecc.);
• Il Pubblico Registro Automobilistico gestito dall’ACI istituito per attestare con assoluta sicurezza la proprietà di ogni veicolo targato considerato che nel nostro Paese sul veicolo stesso è riconosciuta la possibilità di accendere ipoteca in quanto bene mobile registrato;
• Le compagnie di assicurazione che acquisiscono i dati dei veicoli e dei relativi clienti al momento della stipulazione dei contratti per Responsabilità Civile, civilmente obbligatoria;
• Le case automobilistiche che eseguono costantemente azioni di assistenza, riparazione, controlli e richiami di sicurezza sui veicoli acquistati e posseduti dai clienti.

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Com’è possibile allora che, come hanno accertato recenti autorevoli ricerche, circa 4 milioni di auto circolino senza assicurazione RC e quasi il doppio senza aver pagato il bollo? Due sono le cause principali: la prima, più importante, è che le banche dati appena elencate non collaborano fra loro e le informazioni contenute non sono mai state incrociate; la seconda, connessa in particolare alla tipologia del bollo auto che in quanto imposta regionale, impegna le Regioni ad improbabili e costose modalità di accertamento e riscossione tanto che da quando è caduto l’obbligo di esporre la ricevuta del pagamento l’imposta è quasi diventata “volontaria”.
Il recupero dell’evasione, se i calcoli delle ricerche sono aderenti alla realtà come crediamo, permetterebbe l’immediata riduzione del bollo auto di quasi il 20% e delle tariffe RCA del 10% secondo l’equitativo principio pagare tutti pagare meno.
Se poi si volesse destinare almeno una parte di questo recupero a progetti mirati al miglioramento del parco circolante ne guadagnerebbero la sicurezza, l’ambiente e il mercato.

imageCome fare
Per ottenere risultati apprezzabili in breve tempo si potrebbero concentrare l’accertamento dell’imposta dovuta e il controllo del relativo pagamento in un’unica struttura pubblica in possesso di CED già oggi in grado di gestire elevate quantità di dati derivati dalle informazioni ora detenute in maniera separata dagli Enti prima indicati.
In un periodo meno breve si potrebbe dotare ciascun veicolo di una “carta d’identità digitale” in grado di sostituire tutte le certificazioni cartacee legate alla vita dello stesso veicolo (libretto di manutenzione, garanzia, certificato di circolazione, certificato di proprietà) e dove possano essere annotate le operazioni obbligatorie sia tecniche (revisioni) che fiscali (Iva, IPT, bollo) nonché gli estremi della polizza assicurativa in essere. La carta potrebbe contenere, inoltre, informazioni riguardanti le operazioni di officina programmate dalla Casa costruttrice o per richiami di sicurezza, il numero dei km percorsi e gli incidenti che hanno formato oggetto di denuncia alla compagnia assicurativa.
Tutto questo permetterebbe di raggiungere gli obiettivi di semplificazione e riduzione delle spese e delle imposte che in molti in questi tempi dichiarano di perseguire: speriamo bene…